Il Caso Caponi: L’uomo che fotografò un alieno – Intervista esclusiva

Si tratta di un passo del libro “Se torni fatti vivo” di Filiberto Caponi, (di Pretare, in provincia di Ascoli Piceno) colui che vide un essere non identificato nel 1993. Di storie alieni se ne sentono tante ma “Il caso Caponi” (così fu chiamata la storia) fece scandalo, tra interviste, cronaca e denunce alla magistratura, soprattutto per le foto scattate dallo stesso Filiberto con la sua Polaroid. Ma cosa successe di preciso nel 93?

Filiberto avrebbe avuto ben 5 incontri ravvicinati con un essere non identificato, con sembianze non umane e riuscì a scattare alcune foto con la sua Polaroid. Gli incontri, molto diversi l’uno dall’altro, caratterizzati spesso da un “richiamo” di questo ominide, li potete leggere nel suo libro “Il Caso Caponi – Un incontro unico al mondo”. C’è chi crede che ci si possa riferire ad un alieno e chi dice invece che Filiberto, pittore e scultore, abbia creato la creatura da sé. Filiberto Caponi venne accusato di “diffusione di notizie false o esagerate tendenti a turbare l’ordine pubblico” e gli furono sottratte le fotografie, ma successivamente venne scagionato.

A distanza di anni dall’archiviazione della sua storia, noi di Leggende Metropolitane abbiamo avuto la fortuna di poterlo intervistare.

(LM) : Filiberto, ad oggi che ricordo hai dei vari incontri che hai avuto nel 1993?

(FC) : Ad oggi se ripenso a quanto è accaduto, ho la sensazione che il tutto si sia svolto come a rallentatore. Ricordo ogni piccolo particolare, ma solo oggi realizzo quanto sia stato privilegiato: quante possibilità c’erano di avere una simile esperienza del genere nell’arco di una o più vite?

(LM) : Cosa ti è rimasto più impresso?

(FC) : Quello che mi è rimasto scolpito nella mente è quella sensazione di impotenza e incredulità mista ad una paura che non avevo mai provato, nel senso che non temevo tanto per la mia vita, temevo di non poter capire ed accettare l’inaccettabile con le relative conseguenze. Inoltre la cosa che mi colpì tantissimo è la normalità di come l”essere mi contestualizzava nell’ambiente, insomma lui per me era la cosa eccezionale in quel momento e in quel posto, mentre io per lui ero semplicemente come parte del paesaggio.

(LM) : Come ti ha accompagnato negli anni questo avvenimento?

(FC) : In questi lunghi anni ho dovuto rivedere molte mie convinzioni religiose, politiche e sociali ma ho imparato a vedere le cose come sono e non come sembrano. So che c’e altro, tanto altro… ed è intorno a noi, ma lo si vede solo se lo si accetta o si è pronti ad accettarlo.

(LM) : Hai mai sperato in un altro incontro?

(FC) : Si ho sperato e spero di rivederlo, per una sorta di rimorso che mi porto dietro. Magari voleva un aiuto che non sono riuscito a dargli, oggi mi comporterei sicuramente in modo diverso. Se solo avessi una nuova occasione..

(LM) : Cosa vorresti dire a chi dichiara falsa la tua storia?

(FC) : Non ho mai voluto e preteso di convincere nessuno, si può dissentire e non credere a quanto ho raccontato, è leggittimo e comprensibile, magari al posto loro farei la stessa cosa. L’importante è che venga fatto con rispetto e con dati oggettivi, conoscendo i fatti e senza cadere nel sentito dire, per questo ho scritto un libro a riguardo. Ma negli anni chi non crede è anche quello che fa piu domande, come se volesse essere convinto, come se non volesse darlo a capire ma vuole sapere, temendo il giudizio degli altri. Chi crede di solito non ha la necessità di sapere, in quanto ha già tutti gli elementi e l’esperienza per aver maturato una sua convinzione.

(LM) : C’è un appello che vuoi lanciare?

(FC) : In sintesi l’appello che faccio è di non credere a tutto e a tutti, ma cercate di rimanere aperti senza chiusure o congetture, ci sono tanti casi e prove al mondo: basta che ve ne sia una soltanto vera e il problema è risolto. Solo con questo ragionamento si può dare risposta alla domanda più annosa da quando esistiamo come esseri senzienti in questo pianeta. Ancora oggi non so cosa ho visto con esattezza, ma era doveroso condividere una simile esperienza e per quanto sia assurda una storia non mento a me stesso per accontentare l’opinione pubblica. Mi fido dei miei occhi e dei miei sensi, ci lavoro e non li baratto con chi ci vorrebbe solo una palla azzurra alla deriva in un universo freddo e privo di altri organismi coscienti di sè. Non dico di crederci, ma per chi fa fatica.. almeno di sperarci.

 

 

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